Era prevista nell'area annonaria che adesso è aperta a qualsiasi proposta privata -In compenso per risparmiare il presidente della Provincia ha... tagliato un auto blu

Tutto rotola secondo le previsioni. Ecco le nuove prospettive. Santa Monica, il fulcro dei Parco dei Monasteri, sarà sede della Amministrazione Provinciale, con ampi spazi di disponibilità pubblica secondo una prima dichiarazione del Presidente Salini. Non è detto di più ma sembra facile immaginare cosa significhi questa ampia “disponibilità di spazi pubblici”. La Facoltà di musicologia occupa interamente Palazzo Raimondi e dopo non pochi attriti sembra acconsentire a questa decisione. L’ultima parola a settembre, ma il parere del Senato accademico è scontato. Il tutto è frutto di un effetto domino attuato in questi mesi congiuntamente dal centro destra in Comune e in Provincia.

La prima pedina cade con il cavalier Giovanni Arvedi che apre a proprie spese un centro di restauro della liuteria ed altro a Pavia, presso l’Università.
Con ciò si libera -ed ecco che cade la seconda pedina- palazzo Pallavicino Ariguzzi dalla destinazione per la quale la Regione Lombardia ha provveduto al restauro con la spesa di circa nove milioni di euro. Cremona perde a favore dell’Università di Pavia il Centro di Restauro Liutario e Palazzo Pallavicino Ariguzzi viene destinato all’IPIALL che diviene museo musicale, con effetti devastanti: una crescente penalizzazione di quella che un tempo era la sua precipua meta, la Scuola internazionale di liuteria
Terza pedina in caduta, di conseguenza: il trasferimento dell’IPIALL dà maggiori spazi all’Università nella sede di palazzo Raimondi che diventa, appunto, tutto universitario.
A questo punto cade con la quarta pedina, anche la destinazione del grande complesso di Santa Monica come Campus Universitario, per il quale si sono già spesi alcuni milioni di euro.
Così Salini -quinta pedina in caduta - può coronare il suo sogno: trasformare il prestigioso complesso monumentale di Santa Monica e San Salvatore del Mondo nei suoi uffici. Poco importa che un giorno sì e un giorno no si parli della eliminazione della Province.
Con la Provincia a Santa Monica, ecco l’effetto finale,la conclusione dell'effetto domino, se sta pedina in caduta, cade l’ipotesi di costruire la sede della Provincia nell’ex Macello - area annonaria.
E Malvezzi, fedele espressione di Comunione e Liberazione come Salini, alla Camera di Commercio annuncia trionfalmente che i duecentomila metri quadrati e passa dell’area annonaria sono aperti alla proposta privata. Tutto lecito, intendiamoci, ma giovevole alla città?
Il percorso del domino è compiuto. Poco importa che si lasci un buco sofferente in città come l’area dell’ex Consorzio Agrario. E che non si possa più neppure lontanamente pensare a un grande progetto organico come il Parco dei Monasteri, destinato a risccate otto ettari di città dissociati per i quali erano previste grandi prospettive turistiche, soceconomiche e sociali.

Nuove prospettive, nuove opportunità invece per chi si farà avanti ad occupare le aree o ad acquistare i monasteri ora privi di destinazione e di significato. Fatta eccezione per S. Monica. L'ex distretto se n'è già andato.
Noi abbiamo la coscienza a posto. I lettori de Il Vascello sono al corrente che i passi fatali del domino sarebbero stati questi anche prima che giungesse l’annuncio di Salini. Nessuna sorpresa.
Ciascun cittadino tragga le sue conclusioni. Come è suo diritto. Noi vorremmo aprire un sondaggio. Non lo facciamo. Abbiamo la preoccupazione che si mobilitino gli strumenti del consenso obbligato. Temiamo che siano troppo pesanti gli interessi in campo - i fatti chiarianno tutto - e un sì e un no anonimi, come avviene nei sondaggi di questo tipo, non garantiscono e non spiegano la scelta, che è invece molto più attendibile in altre consultazioni dell’opinione pubblica dove non sono in gioco interessi finanziari molto evidenti (casuali?).

Va aggiunto un dettaglio non trascurabile: ci vorranno 3,5 milioni per ristrutturare Palazzo Raimondi. E quanti per la sede della Provincia in Santa Monica dove tutto si stava predisponendo per il campus universitario?

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Inoltre, Corpus Domini, il monastero restaurato a metà e la Cavallerizza, destinata a auditorium (anche questo cancellato con la liquidazione del Parco dei Monasteri). Un'altra meraviglia e molti soldi inutilmente spesi.


Santa Monica e San Salvatore del Mondo, il millenario Duomo delle Monache doveva ospitare le facoltà di lettere e di musicologia dell'Università di Pavia.Adesso con il brillante contributo del Presidente Salini si vuol farne la sede della amministrazione provinciale. Altra castrazione della Città della Musica che minaccia di avvenire in tempi brevi e sconvolgerà ogni piano di riassetto urbanistico e di collegamento alla città di un enorme patrimonio che va sotto il nome di Parco dei Monasteri. Ma ai barbari poco importa. Il Monastero di Santa Monica e San Salvatore del Mondo è uno straordinario monumento architettonico praticamente sconosciuto dai cremonesi, come d'altronde gran parte di quel vastissimo e storico complesso della Cittanova che il Piano Regolatore intendeva appunto trasformare nel Parco dei Monasteri.


Un 'operazione che è andata avanti tra mille difficoltà burocratiche ma che in tempi comprensibili finalmente poteva dotare la città di un complesso meraviglioso, per circa 2000 studenti.

Il 1°stralcio del progetto dei lavori di recupero dell'ex Monastero di Santa Monica (ex Caserma Goito) fu infatti approvato dal Provveditorato alle opere pubbliche, per trasformarlo in un campus di musicologia.
Il progetto definitivo commissionato dal prof. Corada, allora Presidente della Giunta Provinciale, fu affidato a un numeroso gruppo di professionisti coordinati per la progettazione architettonica dagli architetti Lamberto Rossi e Massimo Terzi.
I lavori prefiguravano, per la precisione, l'insediamento di due corsi di Musicologia e Scienze Letteraria, ampliando così la presenza dell'ateneo pavese a Cremona nel settore degli studi letterari.
L'area d'intervento comprendeva l'intero lato settentrionale del chiostro del monastero sui due livelli e l'ala settentrionale, parallela a via Bissolati,anche questa di due livelli, abitualmente e convenzionalmente detta "Casa del Maresciallo".
Questo primo stralcio di lavori è stato finanziato con circa tre milioni di euro.

Nel complesso di SantaMonica acquista particolare evidenza anche lo spaziosissimo magazzino dei carri, di costruzione militare, parallelo a via Massarotti, ben 120 metri di lunghezza per oltre 20 di larghezza, uno spazio ideale per performances e manifestazioni di ogni tipo, di grande impegno popolare.

Una grande sfida che viene cancellata: restituire il complesso alle antiche funzioni, quando era fruito anche dalla gente e non soltanto dalle monache. Bisogna tenerlo vivo infatti, e tutto questo può avvenire se saranno sfruttati gli spazi - come suggerì anche “Il Vascello” - non solo per finalità sostenute dal capitale pubblico ma pure per attività private, una enoteca, persino un albergo, sale per la prova di complessi strumentali o teatrali, grandi manifestazioni di musica leggera.


Lo spazio non manca per evitare di intralciare le varie attività. Il complesso dei monasteri, ignorato dagli stessi cremonesi potrebbe essere una formidabile attrazione turistica.

Mostriamo delle immagini eccezionali e sicuramente uniche di San Salvatore, scattate quando i militari effettuavano ancora la manutenzione del complesso. I dettagli del complesso sono dovuti ad Antonio Leoni che con una serie di paginoni di “Mondo Padano” una ventina di anni fa con queste foto recuperò - dopo tanti anni di oblio - all’attenzione dell’opinione pubblica l’immenso patrimonio.

Uno scandalo cambiò il volto del monastero millenario

La storia del monastero è nota ai lettori de "Il Vascello".
Era allora sulle rive del Po che sfiorava le mura di una città singolare, una città duale, divisa tra città vecchia e cittanova.
La chiesa di Salvatore del Mondo fu edificata nel 1064 da Ottone, figlio di Astolfo. Il monastero dipendeva direttamente dalla Santa Sede. Possedeva notevoli proprioetà terriere persino a Lugagnano.
Il monastero, benedettino, aveva fama di grande austerità finché nel 1468 una monaca lodigiana, Defendina de' Fellati, fece scoppiare uno scandalo clamoroso, denunciando l'abbadessa cremonese Tolommea Gusberti per il comportamento corrotto suo e di altre monache, che alla sentenza di riduzione del monastero alla regola di sant'Agostino fuggirono dalla città.
Fra le abbadesse in seguito anche una figlia naturale di Francesco Sforza, Bianca Maria. Il monastero attraversò momenti di difficoltà superati con l'apporto dei beni di un altro monastero, quella della Colomba (o Pipia). Si prospettò la necessità di riedificare sia il monastero che la chiesa i quali presero la forma attuale grazie agli interventi dell'architetto Ercole Polidoro sulla fine del '400 e del maestro Antonio Piacentino nel 1570. Nel coro della chiesa vi erano stalli per 60 monache. La chiesa aveva un ingresso per il popolo e uno per le monache, era divisa in due da una grande grata dietro l'altare maggiore.
Il monastero fu soppresso il 12 maggio 1810 e rimase vuoto fino al 1823 quando fu occupato dall'autorità militare che in pratica lo ha sottratto ai crmonesi ed alla loro visita fino ai nostri giorni, apportandovi nel contempo notevoli modifiche, tuttavia sufficientemente rispettose della ricostruzione avvenuta a cavallo del '500. Tra le maggiori modifiche la divisione della chiesa in due piani, in quello superiore emergono gli affreschi di De Lange con le rappresentazioni in gloria di San Benedetto, di Santa Monica e del Salvatore del Mondo, e le decorazioni del Natali.
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